Perduta sei Cleo e tutto è perduto.

Perduta sei Cleo e tutto è perduto.
Perdute sono le intestine brame,
vana del cuore rabbioso la fame,
per cui il senno persino diven muto.

Oh slanci furiosi dell’intelletto,
titaniche passioni, dove siete?
E le pagine che insieme abbiam letto,
tra isguardi furtivi, nell’ore liete?

“Muoio! Muoio!” M’ispira il capo in febbre,
si compiaccia Amore di tanta pena:
chè quanto presto dié, presto sottrasse.

Son nel mondo anime, tal com’io, lasse,
ch’ Amore fa tremare in ogni vena?
Duro è a veder, per le ciglia ebbre.

Questa è la storia di un amore ideale. Dell’uomo ignudo davanti alla perdita fatale della sua memoria storica. Cosa vuol dire vivere se non amare i propri tentativi eroici ma fallimentari? E cosa è la Storia umana, posto che si dia un mutamento nell’essenza antropologica, se non un affresco infinito di fallimenti? Cleo è l’amata, Cleo è l’idea della storia. Cleo rappresenta la concezione stessa di coscienza storica nei termini della sistematica indagine della “situazione reale”, come affermato da Croce. Smettere di amare e coltivare la propria storia è l’anticamera dell’inefficacia nell’azione: lo studio del passato prepara le valutazioni critiche del presente. Non c’è tempo per imprimere servilmente su di sé la storia degli altri. Si badi bene: se si spegne la storia, c’è una parte di noi che si estingue con essa.
Uomo, non fuggire dal tuo passato. Cleo, non fuggire da te stessa.

Autore:
GP

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