
Le parole del Gran Mufti Amin al-Husseini pronunciate a Radio Bari nel 1942 e dalle quali trarremo le frasi salienti per questo scritto, risuonano estremamente attuali per la Jihād che il popolo palestinese ha recentemente mosso contro Israele. “Eccovi gli Inglesi, il più grande nemico dell’Islàm […] Sono essi che si accordarono con gli Ebrei per cancellare l’Islàm dalla Palestina e per strappare la moschea el-Aqsâ dalle mani dei Musulmani.” Amin al-Husseini ha la stessa considerazione che aveva Berto Ricci nei confronti degli albionici: “Siamo qui anche per loro, perché questi piccini vivano in un mondo meno ladro; e perché la sia finita con gl’inglesi e coi loro degni fratelli d’oltremare, ma anche con qualche inglese d’Italia.” Di quest’ultimi, al giorno d’oggi, ve ne sono fin troppi in giro e ognuno di essi milita nei partiti più disparati della repubblichetta. Spesso sono anche opinionisti, thatcheriani di ferro, liberali a tutto spiano, frequentatori assidui dell’etere che – nel segreto della loro cameretta – leggono qualche pagina di “Bagattelle per un massacro” del Doctéur per provare un anelito di ebbrezza erotica.
“Questo prescindendo dalle torture inflitte ai Palestinesi combattenti la guerra santa, dalle aggressioni alle donne, ai vecchi, ai bambini, agli uomini addetti al culto, dal seppellimento di persone vive, dalla demolizione delle case […] orrori e abbominazioni di fronte a cui impallidiscono gli orrori dei secoli barbari.” Passano gli anni, ma la storia continua ad essere sempre la stessa in terra di Palestina. Chi vede la storia soltanto come un mero movimento di capitale e danaro sul quale fondare il proprio impero storpio sta perpetrando gli stessi metodi di conquista di sempre. E ancora: “Sono essi che ultimamente si accordarono con i Sovieti distruggitori dei principi di ogni religione […] l’allora Primo Ministro Gladstone affermò nel Parlamento inglese: “L’Inghilterra non avrà requie fino a che il Corano esisterà”. Sono essi che dominano oggi su oltre i 150 milioni di Musulmani, spadroneggiando sulle loro persone e i loro averi.” Amin al-Husseini pronunciò questo discorso per cercare dalle forze dell’Asse l’aiuto necessario per scacciare “gli inglesi […] e i loro alleati bolscevichi ed ebrei” dalle terre dell’Islàm. Com’è risaputo nel 1942 il vento della guerra cominciò rapidamente a cambiare direzione e iniziò a soffiare ferocemente in volto alle truppe dell’Asse e né Hitler né Mussolini poterono fare alcunché per garantire una massiccia offensiva nei territori mediorientali e in India. Di notevole importanza storica è, a proposito del rapporto tra Islam e Fascismo, la 13. Waffen-Gebirgs-Division der SS “Handschar” composta da musulmani dei Balcani, la quale fondazione venne accolta con gioia dal Gran Mufti e la creazione della “Legione araba libera” da parte di Amin al-Husseini e Rashid Ali con volontari arabi provenienti dal Medioriente e dal Nord Africa. Questa guerra poggia le sue radici nel deserto e si abbevera delle fatiche atroci dei guerrieri con la kefiah che riposano sotto gli ulivi. Col cuore di roccia sanno che la morte è ad un passo da loro. La loro anima è pronta, quella dei loro nemici no.
Autore:
Marco Spada