Come in Cielo così in Terra

L’uomo Etico agisce in virtù di un’Ideale tecnicamente astratto il quale si realizza concretamente attraverso la sua azione fisica e il suo sentire particolare.
L’Ideale per lui è un suono metafisico a cui dare una forma determinata, cioè un Corpo tangibile attraverso il quale compiere la Missione Sacra; lungi dal cercare questo Corpo all’infuori di sé, l’uomo Etico lo scoprirà nel suo essere fisico, concreto e delineato come una «Pietra Grezza», la quale però, non trovando luce in se stessa, dovrà essere purificata nel «Fuoco», ovvero fermentata per compiere nel microcosmo il riflesso di una virtù superiore: Fuoco di uno Spirito «Svegliato», di un’Essenza pura, atta a piegare il Divenire della materia rendendo il Corpo fisico lo strumento pratico della sua missione, donando all’Estetica la sua forma Etica.
Ampliando gli orizzonti di questo sentire particolare e individuale, si potrà considerare l’Ideale come una fede comunitaria e, in quest’ottica religiosa, la correlazione tra metafisico e fisico – tra Spirito e Corpo – non sarà più quella del proprio Corpo, ma del Corpo comune – si passa dalla realizzazione dell’Ideale in Io a in Noi – e quindi non tanto di un Essere, quanto piuttosto di un luogo a carattere sacro ovvero di un Tempio.
Questo Tempio ha in primis il carattere di realizzazione fisica dell’Ideale – come in cielo così in terra – che prosegue con la pratica di quella Sapienza solare tramite il «Rito», avendo poi, in terzo luogo, la funzione di raccoglitore e di canalizzatore di «energie individuali» – il valore essendo visto sempre nell’Uno e in una comunità il cui valore è di Uno, in cui Noi suona come Unità e non come molteplicità.
Chi contesterà il manifestarsi dell’immateriale nel materiale – dimenticando di proposito la Tradizione dei Templi, della geografia sacra, delle discipline artistiche atte alla creazione fisica di simboli – troverà il suo essere bloccato nell’«Aria» sincope del «Fuoco», ovvero volerà nell’astratto non riuscendo a determinare una forma al suo sentire, edificando il proprio impedimento, perciò, nell’attuazione dell’Ideale, il quale vivrà solo nella parte psichica del suo essere.
In un’esistenza in cui tutto ha il sapore del deserto occorre edificare templi interiori ed esteriori, entrambi riflessi della stessa luce superiore.
Agire prima di tutto in se stessi, non dimenticando mai, però, che l’azione consecutiva deve essere rivolta al mondo, il quale, non potendo essere ora assaltato e non essendo noi ora pronti ad assaltarlo, deve essere scosso dalla nostra azione: questo per garantirci il nostro spazio vitale, il nostro posto al sole in questa terra in cui nemmeno la luna sorge più.

Autore:
Emanuele Ennio Quattrini

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