
Ancora un mese dopo a leggervi – destra liberale e non, perfino i più “brillanti” tra i nostri – pare che sia stato Giovanni Gentile e non Berlusconi ad aver terminato il suo viaggio terreno. Certo, godere della morte di un avversario è una meschinità – e infatti qualifica i kompagni dem che si sono lasciati andare a ripetuti commenti bestiali in merito – ma che dire di chi solo ora scopre, e per questo piange, la perdita di uno statista? Silvio è stato imprenditore di successo e uomo che ha saputo godersi il percorso – comandare e fottere sono state due aspirazioni realizzate per intero – e tuttavia esser stato oggetto delle losche trame della magistratura e dell’invidia dei post comunisti non è sufficiente a renderlo uno di Noi, se la nostra storia conta ancora qualcosa – s’intende. L’indomani di tangentopoli – appurato attacco del terzo potere alla politica – la sua discesa in campo e la nascita del primo partito-azienda hanno significato la tomba del “politico”; è vero che l’attacco al pubblico viene da lontano – almeno dagli anni del secondo conflitto mondiale – ma il privato si fa veramente signore della terra solo con l’inaugurazione della cosiddetta seconda repubblica: saranno mica coincidenze i processi paralleli all’avvio delle grandi privatizzazioni? L’onda lunga del liberalismo travolgeva un’Italia che aveva saputo raccogliere, nonostante la guerra persa, una visione appresa nelle scuole e nelle università del Ventennio. E se è vero che il cavaliere non avrà inventato il liberalismo, è altrettanto vero che di questo – in particolare quello americano, vedi discorso al Congresso Usa – si è sempre definito “figlio”: a lui si deve quella mentalità, oggi ovviamente ereditata dalla destra di governo, di percepire lo Stato come altro da sé, in tutto e per tutto separato dalla propria comunità – esiste forse esempio migliore di ogni sentire “liberale”? Un modo di pensare, beninteso, che ha come necessario corollario il trionfo del privato sul pubblico, l’affermazione di uno Stato debole – quindi servo capitalista della proprietà privata (cit. Schmitt) – incapace di opporsi agli “economicamente forti”: negli ultimi trent’anni gruppi privati stranieri hanno banchettato sul fu tesoretto italiano, riducendo Stato ai margini e popolo ai minimi, mentre organizzazioni non governative hanno imposto, trovando come sempre alleati nei tribunali di dentro e di fuori, le loro politiche migratorie frutto di volontà esterne “misteriose”. Allora se festeggiare è barbaro, celebrare è stupido. A lui il merito di aver realizzato i suoi propositi, ma è bene sapere che quasi mai questi hanno coinciso con i nostri. Nessuna morale, solo storia e il sodalizio del 1994 fu matrimonio per convenienza tra nature che dovrebbero essere, almeno teoricamente, antitetiche – questo andava ricordato ai più giovani. Fai buon viaggio B.
Autore:
CriminiDem