Prigionieri del Mito, una retrospettiva storica dell’esoterismo

“O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani”, è una terzina del Sommo Poeta che vi sarà capitato di trovare da qualche parte, ma aldilà della sua licenza poetica ci introduce l’argomento di questo articolo: l’esoterismo. Sull’esoterismo sono stati e vengono ancora scritti fiumi d’inchiostro, dalle penne più autorevoli fino alle mani veggenti della sagra di Zibello. Perché dunque parlarne? E come approcciarsi a un tema tanto delicato?
Innanzitutto bisogna precisare bene di cosa si parla quando viene citata la parola esoterismo: l’esoterismo costituisce un corpo ben definito di conoscenze e pratiche, si tratta di un vero e proprio patrimonio di conoscenze per l’appunto esoteriche che ha sempre rappresentato il nucleo vivo e fondamentale di ogni insegnamento religioso. Esso è indipendente dalle religioni, ma talvolta non è collegato a queste ultime. In Europa possiamo ripercorrere la sua storia a partire dai Misteri Eleusini di età micenea, celebrazioni religiose in onore di Demetra, figlia di Persefone, i cui riti erano riservati a pochi seguaci. La loro radice etimologica ne indica la più intima natura: il Mysterium è una dottrina segreta, mentre i Mysteria sono le pratiche e i riti di dottrine segrete, riservate agli iniziati. Più avanti si aggiunsero i culti orfici e delfici, a cui partecipavano figure quali Eschilo, Euripide e persino Platone. Esoterico è quindi un insegnamento, o una dottrina, riservata a pochi discepoli i quali vengono iniziati da uno o più maestri.
La messa in pratica delle leggi metafisiche di ogni dottrina esoterica prende il nome di occultismo, e questo può diramarsi nelle più diverse attività: nei culti orfici, ad esempio, si doveva compiere un anno di silenzio prima di entrarvi a far parte; negli ordini cavallereschi la cerimonia iniziatica era costituita dalla creazione del cavaliere, dal voto solenne che egli intraprendeva in nome di una missione morale da portare a compimento attraverso l’abnegazione di sé stesso; in alchimia, il rito più celebre era quello della trasmutazione dei metalli, un processo secondo il quale si riteneva possibile, attraverso la famigerata Pietra Filosofale, trasformare metalli grezzi come il piombo in metalli nobili, primo fra tutti l’oro.
Seguendo questo filo, Nietzsche, nella celeberrima “Nascita della Tragedia” sottolinea il valore conoscitivo delle estasi sperimentate dagli adoratori di Dioniso, tra cui rientrano proprio istituzioni come l’Oracolo di Delfi e i Misteri di Eleusi. Nel primo caso, una pitonessa (sacerdotessa) entrava in trance (generalmente a causa delle frecce di Apollo) e balbettava una serie di parole il cui senso doveva in seguito essere interpretato da un consiglio di saggi. Di Eleusi invece sappiamo che, quando giungeva il momento dei riti, gli iniziati ricevevano una potente visione, una sorta di epifania che li cambiava per sempre e della quale era loro proibito parlare, pena la morte. Per i Greci era dunque normale che dagli stati alterati della coscienza provenisse un certo tipo di sapere, che, alla luce di quanto detto in precedenza, possiamo definire sapere iniziatico.
Difatti, ogni religione ha avuto la sua componente esoterica: il paganesimo classico ha avuto i Misteri Eleusini, l’ebraismo la Cabala, il cristianesimo lo Gnosticismo, l’Islam la Setta degli Assassini, i Sufi e via discorrendo. Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicologia, spiega questo fenomeno affermando che il rito non è qualcosa inventato dagli umani, ma ispirato dall’Inconscio Collettivo, da Archetipi radicati nella mente umana, forse anche dalla memoria di sangue che contraddistingue le diverse popolazioni, nel nostro caso gli indoeuropei. Vediamo allora che anche la filosofia affonda le sue radici in un terreno irrazionale e misterico, la Ragione si abbevera in origine al suo opposto.

Un’altra figura di spicco nel pantheon degli autori dissidenti, René Guénon, identifica tre livelli della conoscenza simbolica, vale a dire l’essoterico, il mesoterico e l’esoterico. L’essoterico lavora con le religioni divulgate alle masse; il mesoterico, per vasti gruppi di prescelti, appartiene alle società segrete di facciata quali Massoneria, Ordini Cavallereschi e simili; l’esoterico viene invece impiegato dalle società segrete d’élite, ove vengono praticati magia nera e sacrifici umani, il cui accesso è permesso agli esclusivi membri delle famiglie e alle persone di altissimo lignaggio o prestigio socio-economico. Costoro prendono il nome di Superiori sconosciuti, di cui Guénon ci parla ne “Il Re del Mondo” (vi ricorderà una canzone di Battiato…).
Ma Guénon distingue altresì il potere occulto di ordine iniziatico da quello di carattere politico e finanziario. Fino all’età moderna, molti ordini e sette iniziatici non si sono interessati di questioni politiche e sociali quanto a partire dall’età moderna. La ricerca del Graal o della Pietra Filosofale erano una metafora per la scoperta di sé stessi, un viaggio per riconquistare quella dimensione divina dell’uomo smarrita dopo la sua caduta, o in termini più romantici per appropriarsi della coscienza infinita dell’Uomo. Dal secolo XVIII, infatti, con la diffusione sempre più allargata delle logge massoniche, i Superiori Sconosciuti estesero il loro dominio alle sfere politiche e sociali, sino a cristallizzarsi nelle guerre napoleoniche, a partire dalle quali il potere occulto economico rimpiazzò in maniera definitiva il potere occulto iniziatico. Come non molti sapranno, nel 1917 il gran maestro del Grande Oriente Lusitano, Sebastião de Magalhães, se ne uscì con questa inquietante massima:«La vittoria degli alleati deve essere il trionfo dei princìpi massonici», una frase da tenere bene a mente anche per la guerra civile europea, parafrasando Nolte, e oltre.
Queste e altre sono le ragioni per avere un approccio metodologico di studio sull’esoterismo. Per potersi avvicinare ad una più completa visione della realtà bisogna smettere di pensare da profano, ora per confraternite mitizzate ora per influenze ancora presenti. Se Pound decifrò la storia nell’eterna lotta tra usura e lavoro, possiamo accostare a questo orizzonte prospettico pure lo scontro fra iniziazione e controiniziazione, su cui si ritornerà con maggiore precisione più avanti. Intanto concludiamo questa introduzione sempre con i versi del fiorentino: “Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, ché ’l velo ora è ben tanto sottile, certo che ’l trapassar dentro è leggero”

Autore:
Jacopo Davoli

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