
A 60 anni dalla morte di Enrico Mattei, assistiamo in questo 27 ottobre alla sua celebrazione da parte di diversi esponenti della nuova maggioranza di governo – a proposito, tanti auguri per tutto – che da sempre promette, almeno a parole, una rottura e una discontinuità rispetto al sistema finora noto a tutti, fatto di collusione e impotenza; ebbene, se le promesse valgono impegno, perché non denunciare oggi dai posti di comando il raffinato e studiato meccanismo che condusse il dirigente italiano alla sua sorte? Vero è che il nuovo capo di Governo ha da tempo rivisto le sue posizioni per prepararsi all’ascesa a Palazzo Chigi, ma non vediamo motivo – o forse sì – per perseverare un ricordo fine a se stesso, incapace di imparare qualcosa e correggere per il futuro quella che fu una “storia sbagliata”. Forse che le posizioni filo-italiane di Mattei – e quindi necessariamente anti-americane – che, rara eccezione tra le fila partigiane che questo Paese hanno venduto allo straniero nel tempo pezzo per pezzo, sapeva come l’indipendenza politica passasse obbligatoriamente da quella energetica non possano essere evidenziate ora che si gode della benedizione del colonizzatore dagli scranni del potere? Chissà; di certo non saranno i post sui social a ridare all’Italia uomini simili – Mattei non ha bisogno né delle mie parole né di quelle di chiunque altro a sottolineare la sua grandezza, una statura attestata coi fatti – e una mancata presa di coscienza corretta degli accadimenti di allora ma soprattutto dei nemici, di ieri e di oggi, porterà inevitabilmente allo stesso finale, semmai qualcuno manifestasse ancora l’aspirazione a difendere col suo lavoro la Nazione.
La Repubblica italiana – che affonda le sue radici non nella comune memoria, lingua, tradizione nazionale bensì nella Nato e nell’Alleanza Atlantica, vale a dire che affonda le proprie radici fuori da sé – dal secondo dopoguerra fa esporre, talvolta incoraggiandoli, in battaglie solitarie i Migliori – quei pochi che il “genio latino indomito” (GdA) ancora produce – senza fornirgli poi i mezzi e la protezione per vincere la guerra: lo abbiamo visto con Mattei, con Falcone e Borsellino e con molti altri Eroi che avrebbero voluto liberare, per amore della propria Nazione, la Patria dai suoi malanni e che si sono ritrovati un’onorificenza postuma di cui avrebbero volentieri fatto a meno; questo è il sistema da picconare e far finire per sempre, semmai si volesse affermare una reale discontinuità rispetto al passato. Aspirazioni e sogni troppo grandi per una politica che non può né vuole determinare da sé la distinzione tra amico e nemico – rinunciando così all’ essenza della sua esistenza politica: e il centrodestra e i suoi attuali capi, in questo, non fanno alcuna eccezione rispetto ai loro – almeno su carta – avversari.
Autore:
CriminiDem